I miei Scarpéss

suole trapuntate a mano

"Scarpéss"

scarpetti carnici  originali

"Alpine"

in lana cotta & pelle

"Serenissime"

da scarpetto a pantofola

Se vuoi sapere perché, guarda qui

Se vuoi curiosare tra i segreti della Tradizione carnica, andando a frugare tra le ante degli antichi armadi di legno massiccio, troverai ben riposta e al sicuro l’immancabile scatola di latta con gli stampi degli scarpetti. Ogni donna che li faceva a mano ne aveva una per conservare gelosamente le sagome di carta e cartoncino di solette e tomaie. Ma, più che una gelosia dovuta all’attaccamento, era uno zelo scrupoloso sull’appartenenza: la maggior parte di quegli stampi infatti portava il nome della persona cui erano poi destinati gli scarpetti che nascevano da quelle misure, misure nominative e… “non trasferibili”!

 

La caratteristica fattura di questa calzatura assicura un’impronta artigianale autentica che non può essere contraffatta: lo scarpetto dev’essere aderente, ma non stretto, comodo, ma non largo; in una sola parola dev’essere “giusto”. Per queste ragioni lo scarpetto originale non potrà mai anticipare il cliente riempiendo gli scaffali dei magazzini della grande distribuzione, ma dovrà seguire l’ordinazione personalizzata dell’acquirente, in modo che sia fatto a mano e su misura. E le misure sono personali, ed hanno un nome...

 

Lo scarpetto originale ha la suola con strati di stoffa trapuntati assieme con lo spago, e non una suola di feltro pressato con una copertura di gomma incollata; gli strati della suola sono cuciti sul fianco con una fila stretta ed ordinata di punti di filo o spago, non è una soletta rivestita sul bordo da una fettuccia. Così puoi riconoscere uno scarpetto originale, proprio come quelli che venivano confezionati sugli stampi conservati accuratamente nelle scatole di latta: gli scarpetti di Chiara Cescato sono fatti a mano e su misura, su uno stampo che porta il tuo nome, confezionati proprio per te e per nessun altro.

Tra le “veneziane” e le “friulane”… ecco le “carniche”!

Oggi è fin troppo facile confondersi tra le premurose offerte del mercato, anche perché, per catturare l’ammirazione del cliente e sedurne i gusti, si coprono i sapori autentici con il velo piccante e speziato di fantasie storiche e leggende metropolitane. E se le dispute sull’origine degli scarpetti nel passato non troveranno forse mai uno sbocco, un punto d’incontro nel presente c’è, ed anche il modo di distinguere ed apprezzare le “carniche”, tra le “friulane” e le “veneziane”.

 

Più che un “marchio di fabbrica”, si tratta proprio dell’autografo dell’artista artigiano, una firma che certifica l’autenticità di un prodotto fatto a mano e che mostra anche la ricerca nello stile tra Tradizione ed Innovazione, garantendo l'eccellente qualità dei materiali impiegati.

 

È così svelato il segreto: stiamo parlando del giro di filo, spago o cotone ritorto, che salda assieme i lembi esterni degli strati di stoffa uniti per comporre la soletta, e che ne riveste il bordo con una trama ordinata e ben serrata, un lavoro che deve essere fatto a mano per forza e che è la finitura tipica ed esclusiva delle "carniche". A tale ordito s’accompagna la soletta, con la sua caratteristica tessitura trapuntata di spago a vista, senza suola di gomma, una lavorazione artigianale che costruiva la solidità e la resistenza naturale delle suole con trecce di canapa, quando ancora impiallacciature di caucciù e gomme sintetiche non erano entrate in commercio.

 

Ecco perché le “carniche”, fatte a mano e “al naturale”, senza l'applicazione posticcia e postuma della gomma artificiale, sono uniche, e tali rimarranno finché se ne conserverà la preziosa impronta artigiana ed artistica: non ce n’è un paio uguale all’altro, proprio come le persone che le scelgono e le indossano... Ed allora: “veneziane” o “friulane”? Preferisco le “carniche”, grazie!

lavoro artigianale